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Aimo e Vermondo (vicoli)

Aimo e Vermondo (vicoli)


Sono due vicoli che da Via San Uberto vanno al tracciato ferroviario e furono denominati con delibera n. 120 del 28 settembre 1971. Ma la storia è lunga più di un millennio. Fu il parroco don Riboni che, con lettera del 19 novembre 1930, a conoscenza del fatto che il Podestà era intento a riordinare le vie turbighesi, che propose al segretario politico del Fascio locale, Guido Rivolta, la denominazione di due vie a questi Santi turbighesi: “"Fratelli della famiglia dei Conti Corio di Turbigo, nacquero attorno all'VIII secolo. Le loro reliquie si trovano a Meda e ricevono una grande venerazione anche dalle popolazioni dei paesi limitrofi".

Le informazione le aveva mutuate dalle ricerche storiche che aveva fatto il parroco Bossi (1844-1891) il quale, in una lettera del 23 novembre 1878 - come ha scritto recentemente Paolo Mira sul giornalino parrocchiale - parlava delle ‘antichità’ locali (urne cinerarie rinvenute in un campo della prebenda parrocchiale) e citava il “Castello fino al 790 comandato dai conti Corio” quegli stessi Corio a cui si riconducono le vicende dei SS. Aimo e Vermondo.

Nel 1932, alcune reliquie di questi Santi, giunsero a Turbigo (accolte con grandi festeggiamenti) da Meda, dove la leggenda racconta che, i due fratelli Corio, assaliti da cinghiali inferociti e rimasti miracolosamente illesi, decisero di fondare un monastero, oggi Villa Antona Traversi, dove, nell’antica chiesa, annessa al monastero longobardo, furono rinvenute le reliquie.

Il MONASTERO DI SAN VITTORE A MEDA. Il monastero benedettino di Meda fu fondato nell’anno 830, anche se le prime testimonianze documentate risalgono all’anno 856. Fu sempre un sito ‘ingombrante’ per la comunità medese per i vasti possessi e il potere esercitato dalla badessa che dipendeva direttamente dal Papa. L’archivio racchiudeva 25mila documenti e fu la base per alcune pubblicazione: Gli atti del Comune di Milano fino al MCCXVI (1919) e Gli atti privati milanesi e comaschi del sec. XI (1933-1969). Abbiamo visitato il monastero al tempo di Giacomina Antona Traversi Grismondi Medolago Albani (1984), con la quale abbiamo scambiato alcune pubblicazione di storia locale e scattato foto.

IL CODICE TRIVULZIANO N. 509. Si tratta della più antica fonte originale assegnabile alla fine del XIV, della leggenda dei Santi di stirpe franca (a quel tempo i cognomi non esistevano e i Corio compaiono alcuni secoli dopo il Mille), il cui testo in latino è stato tradoto nel 1933 da C. Agrati. Una riproduzione integrale del manoscritto, in pergamena da parte della Biblioteca Trivulziana, è stata realizzata una trentina di anni fa dalla quale abbiamo tratto la miniatura che pubblichiamo.

UNA COPIA DEL MANOSCRITTO MINIATO VENDUTO DA SOTHEBY A MONTECARLO. Siamo nel 1987. Una delle cinque copie esistenti del manoscritto è stato battuta a Montecarlo dalla casa d’aste Sotheby ed è stata aggiudicata ad una somma di poco inferiore al mezzo miliardo di vecchie lire. Il Comune di Meda. che aveva partecipato all’asta (mettendo a disposizione un centinaio di milioni di vecchie lire) è rimasto con a bocca asciutta. Su questa triste vicenda gli ‘Amici dell’arte’ di Meda hanno prodotto un libretto che racconta la cronaca di una vendita all’asta del manoscritto miniato del ‘400, finito nelle mani del magnate americano Paul Getty junior.

IL MEDIOEVO A TURBIGO: AIMO E VERMONDO. Nella festa partronale del 1994 è stata realizzata la rievocazione storica della ‘legenda aurea’ dei Santi Aimo e Vermondo.