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Cenni storici: dal I a.C. al Medioevo

Gli inizi
I rinvenimenti antropici più antichi risalgono al I secolo a.C., cioè al periodo romano repubblicano. I corredi delle necropoli più antiche testimoniano caratteristiche sociali già evolute: i reperti ci fanno supporre una comunità agricolo - pastorale particolarmente ricca e già dedita al commercio su vasto raggio.
Dall´analisi archeologica del territorio di Turbigo risulta evidente che esisteva un nucleo orientale nella parte alta, più antico di quello occidentale nella parte bassa. È da supporre quindi che l´agglomerato primitivo si estendesse sulle balze dell´attuale castello, dove forse già si trovava una torre di avvistamento sopra il torrente Arno.
In epoca romana la navigazione si svolgeva sul Ticino e Turbigo aveva il suo porto a sud del Mulino Vecchio. In questa località transitava, prima attraverso i guadi, poi sul ponte ligneo, la strada che metteva in comunicazione Novara con la fascia centro-settentrionale del territorio insubrico, strada che diventerà l´arteria fondamentale per la difesa del limes tardoimperiale.
Nell´alto Medioevo furono erette le prime cappelle esaugurali ad aula rettangolare, che cristianizzavano luoghi di culto pagani, romani e barbarici. In età carolingio-ottoniana e comunale, la realizzazione del Naviglio Grande confermerà al nucleo occidentale la sua natura commerciale rivierasca, rispetto all´elemento politico-amministrativo, che rimarrà per secoli incentrato nel castello, sede dei Signori o Capitanei del grande feudo turbighese, sino al XIII secolo, quando il complesso fortificato verrà conquistato ed in parte demolito.

Questo avamposto fortificato sul Ticino fu solidale con Milano negli scontri con il Barbarossa. La presenza di monaci della regola Agostiniana, detti “portieri”, che assistevano i viandanti nell´attraversamento del fiume, documenta sin dal X secolo l´importanza del paese nel cui ameno habitat sorsero numerose dimore gentilizie.

La Pergamena del 1150
Il primo documento scritto è una pergamena del 1150 conservata nell´Archivio di Stato di Milano che tratta dell´investitura di un feudo ad opera dei Signori di Turbigo, di cui sappiamo solamente che parteggiarono sempre per Milano e che risiedevano nel castello posto a difesa della via che conduceva al Ticino.

Le Chiese
Il Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, il più antico censimento delle chiese dell´antica diocesi di Milano, cita come esistenti alla fine del XIII secolo le chiese di S. Maria e S. Damiano. La prima, da sempre posta nella parte alta del paese, diventerà alla fine del ‘400 la chiesa parrocchiale; la seconda sarà ampliata nel ‘600 per volontà testamentaria del cardinale Flaminio Piatti.

Esisteva una terza chiesetta in territorio di Turbigo (Sant´Anna) sull´antica strada “Zamborla”, che è stata demolita nel 1912 e che fu “Lazzaretto” di Robecchetto con Induno e, probabilmente, anche di Turbigo.

Il Convento degli Agostiniani Scalzi
Nel 1592, in piena età controriformista, nasce l´ordine degli Agostiniani Scalzi. Sono gli anni del ministero cardinalizio del turbighese Flaminio Piatti il quale fonda - su beni della sua famiglia -un grande convento ancor oggi elegantemente raccordato alla chiesa di S. Damiano. Con la costruzione del convento e della nuova chiesa degli Agostiniani Scalzi avvenuta “dopo gli anni disgraziatissimi di peste” si accentua la divisione tra il Turbigh in sü (sviluppatosi attorno alle balze del castello nei secoli dopo il Mille) e il Turbig in giò. Il complesso religioso diviene il centro della parte inferiore del paese, una realtà che susciterà le ire dei parroci che entreranno in competizione con i frati presenti nella realtà turbighese dal 1640 al 1807.

La Successione Feudale
Nel 1569, il conte Lodovico Gallarati acquista il feudo di Turbigo dalla famiglia d´Adda. Nel maggio 1590, la zia Porzia - ormai vedova del conte Lodovico Gallarati - dona il feudo di Turbigo, in precedenza appartenuto alla famiglia del marito, ai nipoti Maria e Federico Landi. Quest´ultimo, già principe della Val di Taro, fa eseguire la bellissima mappa a volo d´uccello del feudo. Fino al 1679 i Landi, con Federico prima e Maria Polissena poi, mantengono la giurisdizione del feudo di Turbigo coi dazi di pane, vino, carne e censo del sale. A Venezia, il 16 aprile 1627, la principessa Maria Polissena Landi sposa il principe Gian Andrea Doria II (figlio del grande mecenate del Rinascimento genovese) e così il feudo di Turbigo - alla morte della principessa - passa al casato dei Doria.
Gian Andrea Doria Landi III (1653 - 1737) che aveva sposato nel 1671 Anna, unica figlia del principe Camillo Pamphili (parente del papa Innocenzo X), nel 1682 vende gli antichi possedimenti dei Landi nella Vai di Taro al duca Ranuccio Il Farnese, a seguito dello spostamento dei suoi interessi verso Roma. L´unico legame che i Doria Landi mantengono con il milanese è rappresentato proprio dal feudo di Turbigo che rimane in loro possesso fino alla fine del XVIII secolo.