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Paolo Tatti, sindaco di Turbigo dal 1866 al 1913
Da Via Roma a Via Fredda fu denominata nel 1932, prima era privata. E’ l’unica Via che Turbigo ha dedicato a un suo Sindaco (1866 -1913). Ma oltre alla denominazione della Via, due lapidi ricordano la magnanimità del Tatti: una è in bibloteca, l’altra - murata in occasione del centenario della morte - all’inizio della Via a lui dedicata. Fu proprio in quest’ultima occasione (2013) che fu allestita una mostra che ha ripercorso le innumerevoli opere che ‘regalò al paese, oltre ad aver progettato l’unione tra il ‘Turbigh in su’ e il ‘Turbigh in giò’: dall’edificio delle prime scuole elementari, al municipio, al cimitero, all’asilo, al ponte ferroviario sul Ticino…In poche parole, fu lui a progettare e costruire, in buona parte, il paese come lo vediamo oggi. Nel Consiglio Comunale del 24 marzo 1913, Luigi De Cristoforis, lo ricordò con le seguenti parole:
“Il solo ponte sul Ticino basta a rendere imperitura la sua memoria ed alla volontà ed energico zelo dell’ingegnere Paolo Tatti si deve tale opera, fonte prima dell’incremento di Turbigo”.
Tutto iniziò a metà Ottocento quando il padre, l’ing. Luigi Tatti comasco (grande progettista di ponti e strade, oltre che del cimitero monumentale di Como), acquistò la ‘possessione’ di ‘Turbigo e Uniti’, nella quale furono occupati buona parte dei capifamiglia turbighesi del tempo:
1862 - GLI AFFITTUARI DEL TATTI - L'indice sommario dei vari affittuari, descritti nei volumi in possesso di un privato, che abbiamo avuto occasione di consultare - in occasione della mostra citata del 2013 - riportano i cognomi dei capifamiglia della seconda metà dell'Ottocento, turbighesi che lavoravano le terre della ‘possessione’: Azzimonti, Badini (massaro), Baroffio (fornaro), Bonicalzi, Baga, Baroli, Berra, Bianchini, Bianchi Cesare e Carlo (falegnami), Bienati, Bolognesi, Bossi, Bognetti, Bottini, Bottiani, Braga, Branca (lavandaio), Brusa di Magnago, Brunini e Scampini di Bienate, Caccia, Cagelli, Carimati, Cavaiani (barbieri e fabbro), Casati, Cattorini, Cattini e Canziani di Castano, Carnevali, Cedrati, Colombo, Colzani, Cormani, Galli, Garavaglia, Gatti, Gaera, Gianella, Griffanti di Castano, Gualdoni (barcaiolo), Lamperti di Magnago, Langé , Magnoni, Mazzoni, Mazzucchelli, Malosetti di Magnago, Marzorati, Mainini di Magnago, Merlo, Merlotti, Milani, Mira, Motta, Nava, Naggi, Paccagnini di Castano, Pastori, Parini, Pedroli, Perotta, Peroni, Piloni, Poretti, Puricelli di Buscate, Ranzani, Re, Rizzi, Rivolta, Romorini, Ruggerio, Seratoni, Slavazza, Speroni, Stefanoni, Tapella, Toretta, Varini, Vismara, Villa di Buscate.
La ‘possessione Tatti’ da Luigi (1808-1881) passò al figlio Paolo (1838-1913) che, alla sua morte (1913), non avendo eredi diretti, la lasciò al nipote, l’ing. Consonni. Qualcuno ha tramandato la memoria della signora Consonni che, negli anni Venti del Novecento, andava Genova in una elegante carrozza per salire sulla nave per l’America. Una parte di quella che fu la ‘possessione Tatti’ - l’area prospiciente al Naviglio Grande, a sinistra dopo del ponte secentesco - fu poi acquistata da Luigi Garavaglia e prese vita la ‘Conceria Piave’ (chiusa da tempo). In tempi recenti nell’area si è insediata la lavanderia industriale Mewa.
Quanta storia ci sia in una Via è difficile da elencare. La ‘fabbrica’ più importante che si installò in questa Via fu la ditta F.lli Sainaghi, fondata nel 1921, una falegnameria specializzata che ebbe un notevole sviluppo durante il Ventennio, ma poi entrò in crisi. La sua memoria è inserita nella ‘Corte del Filippo’, appunto Sainaghi, un complesso residenziale di grande pregio, progettato da Angelo Vittorio Mira Bonomi che comprende anche quella che fu l’abitazione dei Sainaghi. Adiacente alla falegnameria Sainaghi c’era l’officina Dubini, chiusa anch’essa da tempo.
Storicamente la Via era un corollario della famosa ‘Corte Fabbrica’, poi divenne una Via chiusa, sia verso Via Sabotino, sia verso Via Fredda, e fu solamente nel Novecento che venne aperta in entrambi i sensi (nel 2009 fu realizzato anche il prolungamento di Via Pasubio, che era stato inopinatamente chiuso perché i terreni erano di privati). Lo si capisce anche dalla mancanza del marciapiede di raccordo, lato via Fredda-Via Tatti (esistente in Via S. Vincenzo, ma non in Via Tatti), pericoloso per i pedoni. Al tempo, all’inizio della Via Tatti aveva sede il ‘Corriere Tomboni’ (che ha chiuso vent’anni fa) che, insieme al ‘Corriere Colombo’, trasportavano le merci prodotte dalle concerie e dalle officine turbighesi (degli anni d’oro) a Milano e da lì prendevano le vie del mondo.
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