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Beretta don Lino (largo)

Beretta don Lino (largo)


L’8 febbraio 2007 la Giunta Municipale denominò, l’area antistante la cosiddetta ‘Casa Vincenzo’ (come veniva chiamata al tempo), in via XXV aprile (dall’intersezione con via Corte Nobile in avanti), largo Don Lino Beretta, parroco di Turbigo dal 1960 al 1986.

Nacque a Senago (MI) l’11 gennaio 1916. Ragazzo fu ammesso al seminario di S. Pietro Martire di Seveso ricevendo, nell’ottobre 1931, la veste talare. Consacrato sacerdote dal cardinal Schuster il 29 maggio 1934, venne inviato a Somma Lombardo come coadiutore dove rimase finché il cardinal Montini lo chiamò alla dignità di parroco di Turbigo. Sue alcune iniziative che hanno dato slancio al paese nei primi anni Sessanta e orientato il ‘miracolo economico’ locale nella giusta direzione.

Chi scrive, da quando chiese l’autorizzazione a consultare l’Archivio Parrocchiale, ha avuto modo di frequentare il parroco da vicino. Ci diede spazio per scrivere alcune note su ‘Il Segno’ che, allora, nelle prime pagine, era una sorta di informatore parrocchiale. Capitava spesso che, nei dopocena, andavamo a trovarlo – ricordo ancora il profumo delle minestra che la perpetua gli preparava – e così raccogliemmo delle confidenze che pubblicammo su ‘Ticino mese’, come la seguente scritta in occasione dei festeggiamenti dei primi '25 anni a Turbigo':

”Il nostro parroco sembra essersi posto in splendido isolamento, ma la sua presenza l'abbiamo ritrovata puntuale durante la visione di una serie di diapositive scattate da Aimo Bonza in occasione del suo ingresso trionfale il 1° maggio 1960. In quelle serate si è scavato nella cronaca recente, prendendo atto della trasformazione avvenuta nei 25 anni in cui don Lino Beretta ha ispirato la vita del paese. Un quarto di secolo che ha visto il parroco sempre protagonista nella vita sociale e religiosa del paese, promotore di iniziative tese a sopperire alle carenze strutturali della nostra comunità. Turbigo era allora chiamato ‘La valle dei milioni’ ma non c'era la Scuola Media, non c'era un ritrovo per i giovani, l'asilo infantile era insufficiente, la chiesa sussidiaria malandata. Con intraprendenza e buona volontà il nuovo parroco si 'mise a costruire' così da sembrare un imprenditore, ma il suo attivismo tendeva a dare alla sua 'cura d'anime' un carattere moderno, teso a creare condizioni sociali dignitose per una sana vita religiosa.

LE REALIZZAZIONI. In primis, mise i presupposti per la rinascita dell'Unione Sportiva Turbighese affidandone la guida a Ermenegildo Poli. Dall'isolamento della parrocchia - che vedeva il paese da lontano secondo il don - nacque l'idea della ‘Casa del Giovane’ da costruirsi sull'area del vecchio oratorio in disuso in Via Fredda, di proprietà parrocchiale. Poi, vista la capacità imprenditoriale del Parroco, il gruppo dirigente dell'Asilo Infantile lo nominò presidente e gli affidò la ristrutturazione dell'edificio che avrebbe portato alla costruzione di una nuova struttura.

Era il periodo del 'miracolo economico' e, seppur a fatica la generosità dei turbighesi, già messa a dura prova dalla costruzione della 'Casa del Giovane' (ogni famiglia versava mensilmente un contributo alla parrocchia), il paese non fece mancare il suo sostegno e – per precisa volontà del parroco – i costi vennero sostenuti per la maggior parte dagli industriali-possidenti turbighesi.

Questo fu don Lino Beretta e oggi un ‘largo’ lo ricorda. Per la storia, fu il maestro Paolino a lanciare l’idea con una lettera aperta (inviata ai sindaci Gadda e Goi) e, in seguito, l’Amministrazione Mira Bonomi realizzò la proposta.

FOTO Don Lino Beretta è ricordato dal Largo posto all’inizio di Via XXV aprile