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Amministrazione Christian Garavaglia Sindaco (17/05/2016 - 04/10/2021) - in carica dal 17/05/2016 al 04/10/2021
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Castello ‘torriano’
Collega la Via 1°Maggio con la Vìa del Grano ed è posta sotto le balze del castello torriano. L’antico maniero si sposa, temporalmente, con il ponte sul Ticino ed è citato nella Storia di Milano del Corio (Utet, 1978, p. 484) dove si dice che nel 1274 “non era ancora fornito de fabbricare”. I ‘costruttori’ erano i Torriani insediatisi a Turbigo nella seconda metà del XIII secolo (sulle acquisizioni in territorio turbighese di questa nobile famiglia che fu poi sconfitta dai Visconti si veda ‘Contrade Nostre’, vol. VI).
Qui – in merito alla vetustà del castello - ricordiamo solamente che negli anni 1273-1278 vi furono diversi scontri tra la Novara ghibellina e i guelfi Torriani. Il n. 53 della Gazzetta di Novara del 1925 parla della scoperta di importanti opere d’arte nel Castello di Turbigo e, dai Mastrini del Sutermeister (5 maggio 1954), sappiamo che Rita e Virginia Grassi offrirono al Museo di Legnano alcuni pezzi rinvenuti nell’area del castello: teste leonine in bronzo di probabile origine celtica; una placchetta romana; alcuni ferri antichi; un coltello e una mezza cesoia; qualche moneta romana tra cui una grande in bronzo; una impugnatura di specchio statuario; un anello con gemma incisa; fittili e cocci. Per quanto riguarda il coperchio di un avello – scrive il Sutermeister nei suoi preziosi mastrini – “di essersi recato, in visita al castello, il 9 maggio 1954, ma la signora Mainini si oppose al recupero dell’oggetto antico”, ragion per cui l’avello dovrebbe essere ancora a Turbigo.
Il castello ha vissuto due importanti periodi storici: uno trecentesco, quando fu innalzato dai Torriani probabilmente su una presenza più antica e adiacente all’antica chiesetta di Santa Maria. Lo documentano gli affreschi trecenteschi, ancora esistenti, e affiorati da alcuni sondaggi eseguiti recentemente dalle restauratrici (che hanno messo a nuovo quelli della chiesa parrocchiale) sull’intento di fare diventare il castello un ‘Luogo del Cuore’ del Fai (Fondo Ambiente Italiano), iniziativa purtroppo naufragata. Il secondo periodo di cui il castello conserva tracce è quello seicentesco quando divenne la residenza di campagna del principe don Federico Landi. Qui trascorreva l’estate con le sue amanti e, sembrerebbe, che abbia concepito anche uno dei suoi numerosi figli illegittimi.
In tempi recenti segnaliamo la lettera del 20 settembre 1892 alla Giunta Municipale, firmata dall’ingegnere Antonio Airoldi, nella quale si illustrano le opere necessarie “alla nuova costruzione da eseguirsi nella corte colonica di proprietà Maria Antongini (moglie del conte Suardo, famiglia allora proprietaria anche del Castello, ndr) posta al n. 17 in fregio alla strada provinciale Novara-Gallarate”. Si tratta di un primo intervento che modificò il tracciato dell’attuale via XXV aprile con le abitazioni poste sulla destra andando verso Castano. Difatti, storicamente, il parco del Castello arrivava a lambire l’attuale via Villoresi che, ancora oggi, a un certo punto si raccorda con la citata Via XXV aprile.
NB. Molti gli studi esistenti sul periodo secentesco (tra cui anche una tesi di laurea), ma nessuna ricerca sul periodo d’oro del castello, quello trecentesco, che vide sorgere a Turbigo la signoria dei ‘Della Torre’.
FOTO Il castello di Turbigo, nel Seicento, tratto da una mappa a volo d’uccelo fatta eseguire da don Federico Lndi, principe della Val di Taro.
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