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Folla (‘della’)

Folla (‘della’)


Collega la Via Centrale Termica con il confine di Robecchetto: costeggia, all’inizio, il sedime della centrale, passa accanto alla Cascina Zecca (un tempo la Via portava il nome della Cascina) e poi prosegue lungo una strada bianca e si inoltra nel Parco del Ticino. Fu denominata dal Consiglio Comunale con delibera 120 del 28 settembre 1971. Molte le Vie denominate in tale anno per via del Censimento in corso, tant’è che la numerazione civica del paese si è fermta allora e non è stata più aggiornata.

L’antica radice del vocabolo folla si ritrova nel latino ful, ossia, ‘premere’. Da qui il termine follatura che stava ad indicare il trattamento sotto pressione a cui veniva sottoposto il panno di lana con lo scopo di renderlo più resistente.

L’industria della lana fu l’antesignana del sistema capitalistico. Per diventare dei follatori bisognava possedere il capitale necessario all’impianto ed effettuare il pagamento della tassa di matricola dell’arte, il tutto per avere la possiblità di ricevere commissioni dall’imprenditore, il vero e proprio monopolista della materia prima. La lavorazione finale del panno ebbe larga diffusione nel Milanese negli ultimi secoli del Medioevo e, successivamente, le forze idrauliche vennero anche utilizzate per triturare gli stracci e preparare la pasta di cellulosa.

Le prime ‘folle di carta’, azionate dalle acque dei mulini, sono documentate sin dal Trecento e, in memoria dell’antico successo commerciale milanese, ancora oggi in Francia si parla di papier lombard. Fu la presenza di numerosi corsi d’acqua che solcavano le campagne milanesi a far sì che questa tecnica si impiantasse in po’ dovunque, e anche a Turbigo dove la ruota del mulino era azionata dalle acque dell’Arno e l’antico toponimo è stato tramandato dalla ‘Cascina della Folla’ alla quale faceva capo l’impianto di follatura.