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Monte Ruzzo

Monte Ruzzo


Le ‘Vie’ sono le vene del territorio e ne raccontano la storia. La ‘Via Monteruzzo’, essendo una ‘coronaria’ meriterebbe di più, perché potrebbe essere stata quella dove fu posata la ‘prima pietra’ del ‘Turbig in Giò’, nel senso che le prime abitazioni sorsero sul ‘terraggio’ (terrapieno) del Naviglio e gli edifici poggiano sulla terra di risulta dello scavo (XII sec.). E’ una zona molto antica, segnata da ritrovamenti romani, ma anche da Osterie e da una grande ‘Officina’ di riparazione delle barche, dove operavano i Cavaiani che hanno abitato nella zona fino a qualche decennio fa.

Oggi, la Via ‘Monte Ruzzo’, acciottolata da una trentina d’anni, collega la Via ‘Al Palazzo’ alla Via ‘Coni Zugna’, ma un tempo era la parallela all’Alzaia del Naviglio Grande. Nel 1956, quando fu costruita la Circonvallazione, la strada fu interrotta e demolita anche la cascina ‘Zugna’, che insisteva sul tracciato e la matrice originaria fu alterata. In tale occasione, un tratto dell’antica Via ‘Monte Ruzzo’ fu denominato Via ‘Coni Zugna’ (per ricordare la vecchia cascina demolita), mentre l’antica strada fu relegata in un ruolo minore, di collegamento dell’Alzaia con la ‘Coni Zugna’.

Prima di allora la strada proseguiva – al di là della Strada Statale - verso la centrale iroelettrica ‘Guglielmo Castelli’ e si raccordava all’Alzaia del ‘Naviglio Vecchio’ che - ancora oggi - prosegue verso il Ponte di Castano per giungere, infine, all’incile del Naviglio..

La Via risulta già documentata nel Catasto Teresiano del 1722 e, in un documento del 1755 (Archivio di Stato di Milano, Catasto, 374/43), risulta la vendita di una porzione di casa ‘Al Montaruzzo’ da parte di don Gio. Battista Brasca Visconti Daverio e Giovanni&Carlo Cavaiani.

Sappiamo, dallo Stato d’Anime del 1844, che nella Via abitavano in prevalenza barcaioli, quali Carlo Branca, Giuseppe Cormani, Antonio e Gerolamo Cavaiani. La presenza dei barcaioli era motivata dall’esistenza dell’officina di riparazione-barconi, inserita nel complesso abitativo recuperato una ventina di anni fa su progetto dell’architetto Angelo Vittorio Mira Bonomi.

Infine, nel 1930. Il podestà Carnevali deliberò di cambiare la denominazione della Via in ‘Francesco Baracca’, ma la Regia Soprintendenza dell’Arte Medievale e Moderna delle Province Lombarde, chiese lumi sull’antica denominazione e il podestà rispose:”Nessuno seppe spiegarmi il perché di tal nome della strada che si stacca dall’alzaia Naviglio Grande, sale con forte pendenza ed ha un andamento similare alle montagne russe. Che dipenda da ciò il nome che venne posto alla Via?” Nonostante la spiegazione la Soprintendenza non permise il cambio della denominazione che perdura tuttora.