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Piantanida, famiglia nobile

Piantanida, famiglia nobile


Collega la Via De Cristoforis con la Via XXV aprile e fu denominata con delibera 68 nel Consiglo Comunale del 29 settembre 1985, al tempo dell’urbanizzazione del Belvedere.

Antica casata milanese, ebbe anche importanti riflessi locali e si legò ai De Cristoforis. Recentemente (2018), nel convegno che si è tenuto a Castelletto di Cuggiono su Villa Clerici, oltre ai relatori, Luisa Vignati e Matteo Turconi Sormani, era presente anche Tomaso Gray De Cristoforis che può vantare il titolo di marchese un tempo dei Piantanida. Ma andiamo per gradi. I fratelli Daniele e Giovan Battista Piantanida, nella seconda metà del Seicento, furono investiti del feudo di Cuggiono Minore con diritto di trasmissione per maschi primogeniti. Contemporaneamente vennero insigniti del titolo marchionale e così Daniele Piantanida decise di costruirsi il suo palazzo a Cuggiono (l’antica sede Cariplo, oggi Banca Intesa).

La successione feudale si protrasse nei secoli finché Giuseppina Piantanida, all’inizio dell’Ottocento, si maritò con il capitano Tomaso Giuseppe Maria De Cristoforis. Successivamente, il marchese Gerolamo Piantanida di Cuggiono Minore (Cuggiono Maggiore era infeudato ai Clerici), privo di prole maschile e volendo conservare il lustro del proprio nome, mediante un atto notarile del 1° maggio 1824, adottò per figlio il nipote Tomaso, marito dell’amata Giuseppina e trasferì in lui i titoli e le armi gentilizie del suo casato. E’ per questa ragione che tra gli stemmi nobiliari esistenti sotto il triportico del palazzo De Cristoforis (oggi sede comunale) compare anche quello della nobile famiglia Piantanida.

FOTO Affresco del triportico esistente nel palazzo comunale. In alto lo stemma dei De Cristoforis, dal quale il palazzo prende il nome; a sinistra quello dei Piantanida, feudatari di Cuggiono Minore; a destra, l’emblema dei Piatti che nel Cinquecento realizzarono la matrice originaria dell’edificio, con la bellissima ghiacciaia lombarda prospiciente l’attuale Via Roma.